Bibliografia: di A. Calvani Elementi di Didattica Carocci editore 2001.
Educazione comunicazione e nuovi media edit.Utet 2001.
Nella didattica studiare un caso (rapportato ad un individuo o ad una situazione ambientale) significa far uso di strumenti e metodologie sperimentali per conoscerlo; e quando ci limitiamo alla pura e semplice osservazione ci poniamo il problema di individuare chi , cosa , come , quanto, dove, perché osserva.
Ogni situazione oggetto di studio è riducibile ,come ci spiega il metodo sperimentale, ad un insieme di variabili; talvolta manipolandone una, chiamata variabile indipendente, e lasciando invariate le altre si possono ottenere degli effetti(variabili dipendenti) causati dall’azione della variabile indipendente.
Perché si possa affermare con certezza che gli effetti sono dipesi dalla manipolazione della variabile indipendente si usa comparare lo studio condotto su un gruppo sperimentale con un gruppo di controllo. Nel primo si interviene con la variabile indipendente, il fattore di cui vogliamo misurare l’efficacia, nel secondo si evita l’introduzione di tale variabile. Al termine dell’esperimento si valuta l’ampiezza dell’effetto (effect size) cioè se esiste una differenza considerevole e statisticamente significativa a favore del gruppo sperimentale. Nella comparazione di questi gruppi sono necessari riferimenti statistici per poter affermare che la differenza fra i due gruppi ha una valenza significativa e non dovuta al caso.
Oggi la matodologia sperimentale in campo didattico è in crisi ,come scrive A.Calvani [1]“Il metodo sperimentale appare coinvolto nella più ampia crisi dei modelli “forti”, ispirati al pensiero analitico, logico-matematico, che si è intensificato negli ultimi venti anni. Sul piano dell’applicazione educativa, da tempo si è osservato come le condizioni richieste dal metodo sperimentale( gruppi identici con tutte le variabili contestuali sotto controllo, intervento solo sulla variabile indipendente) siano difficili se non impossibili da garantire nei contesti reali, in quanto le situazioni sono sempre diverse ed evolvono naturalmente secondo dinamiche proprie…(segue nota 3 della pagina 175 )… Un documento di legge DPR 419 del 31 maggio 1974 regola la sperimentazione didattica. All’art. 1 esso recita – la sperimentazione nelle scuole di ogni ordine e grado è espressione dell’autonomia didattica dei docenti e può esplicarsi: a) come ricerca e realizzazione di innovazioni sul piano metodologico didattico; b) come ricerca e realizzazione di innovazioni degli ordinamenti e delle strutture esistenti-’’, svuotando di senso il termine sperimentazione didattica.
Attualmente nell’utilizzo dei metodi sperimentali si assiste ad una generale apertura verso “il qualitativo”, cioè il ricercatore quando inizia un lavoro non parte dalla pura e semplice formulazione delle ipotesi e della scelta degli strumenti d’indagine, ma da una azione conoscitiva dell’oggetto, del luogo o della persona che andrà a studiare , tende ad “immergersi’’ nel contesto. Gli elementi che contraddistinguono la ricerca qualitativa sono: un’indagine senza vincoli e setting prestrutturato (immersione nei dettagli, piuttosto che verifica di ipotesi prestabilite); uno studio olistico( volgersi all’insieme più che alla somma delle singole parti); al contatto personale o vicinanza stretta osservatore-osservato; la dinamicità e flessibilità del progetto( il cambiamento in itinere è un dato essenziale).
Attualmente abbiamo due orientamenti qualitativi :
- la ricerca azione
- lo studio dei casi.
Cosa significa fare ricerca azione?[2]
“La ricerca azione discende dai modelli classici di Kurt Lewin(action research) degli anni venti. Al pari della ricerca sperimentale la ricerca azione(R-A) –interviene in una situazione, rinunciando a tenere sotto controllo le variabili di disturbo: cerca di mettere a fuoco un problema, di riflettere su quale possa essere il modo più ragionevole di comportarsi, attuare un intervento, soffermarsi nuovamente a riflettere sugli effetti emergenti” in questo caso viene meno uno degli aspetti di fondo del metodo sperimentale e cioè il distacco dello sperimentatore dall’oggetto di osservazione e diventa strumento di ricerca adattabile alle diverse circostanze.
Si cerca di affrontare un problema con una modalità di intervento basata sull’alternanza di azioni e riflessioni; si formula una prima ipotesi e si decide il da farsi, si agisce, si riflette sui risultati, si può modificare la prima ipotesi, si formula nuova ipotesi e nuovi interventi: Questo modo di procedere viene rappresentato graficamente con modelli a spirale.. [3]Mettendo a confronto il metodo sperimentale e la ricerca azione possiamo notare che entrambi fanno uso di un “intervento”:
il ricercatore agisce trasformando qualcosa in ciò che sta indagando, il ricercatore nel caso della ricerca azione lascia più spazio alla formulazione di ipotesi e consente la rettifica dell’ipotesi e la formulazione di nuovi interventi d’azione.
Mentre nel metodo sperimentale si cerca di isolare la causa di un evento impegnandoci a mostrare chi sia la causa di un effetto, la ricerca azione è orientata a risolvere i problemi provando diverse possibilità sino ad arrivare alla soluzione migliore.
“Lo studio dei casi” trova le sue origini nella cultura cinese.
Attualmente cosa sia veramente un caso rimane un problema aperto e vengono formulate diverse risposte:
-il caso è una situazione preesistente che ha bisogno di essere identificata dal ricercatore prima che l’analisi possa cominciare oppure viene costruito durante il corso della ricerca;
-i casi possono essere scelti casualmente (randon) [4] nell’universo delle possibilità o saranno scelti in virtù di certe qualità;
-il caso può essere identificato come un campione, un insieme di specifiche osservazioni ricavate secondo criteri prestabiliti, in questo caso lo studio del caso diventa un’operazione semplificata che ci risparmia lo studio di una intera casistica a cui il campione appartiene ( a volte il ricercatore estrapola un aspetto del caso che può non essere rappresentativo di una realtà più vasta ed allora non sappiamo come quella determinata sezione di esperienza viene classificata come caso );
-il caso può essere una situazione qualunque.
Dopo la formulazione di queste ipotesi si può affermare che “ un caso “ è[5]” una costruzione significativa del ricercatore che individua in una situazione esperenziale/esperibile, o puramente teorica, particolari rilevanze di significato; nella sua mente il caso rappresenta in sostanza un nodo in un telaio di connessioni più generali con teorie o famiglie situazionali”.
I casi si possono distinguere in trovati e costruiti. I primi sono quelli esistenti in natura ,gli altri sono quelli tipici delle simulazioni a scopo di formazione.[6]
Quali gli strumenti da adottare per lo studio di un caso?
I principali strumenti e tecniche per la rilevazione dati sono:
gli strumenti di osservazione o valutazione
- protocollo descrittivo, check list
- scale di valutazione, rating scales ;
le tecniche dell’inchiesta
-questionario formulato con domande del tipo DSM(domande a scelta multipla) e del tipo DRAB(domande a risposta aperta e breve); la formulazione del questionario richiede competenza nella logica e scelta delle domande più significative onde evitarne la contaminazione;
-intervista libera e semistrutturata;
l’osservazione
essa è alla base del circolo esperienza-riflessione-esperienza, è una caratteristica della ricerca azione e può avvenire in diverse forme:
prendere annotazioni e scriverle in un diario alla fine dell’attività;
annotare in manera sequenziale gli eventi,
scrivere gli avvenimenti in maniera sintetica e accompagnare il tutto con annotazioni personali.
Le annotazioni possono avere un carattere “interpretativo” ed uno più “osservativo”. L’osservazione può essere fatta da un osservatore oppure da più osservatori indipendenti( triangolazione).
Le osservazioni possono essere fatte seguendo criteri logici ed empirici in una forma elencativa o chek list( per es in una lista di qualità elenca quelle indicatrici di comportamento sociale) o ordinati per scale, rating scales(scale a gradi di valutazione per es sufficiente, buono, ottimo)e scala di Likert (indica una scala di valori verso i quali il soggetto deve esprimere un giudizio di condivisione o non , per es. di fronte ad una serie di attributi positivi o negativi riferiti ad un soggetto si esprima accordo o disaccordo).
[1] “Educazione Comunicazione e nuovi Media” libreria Utet 2001 pag.173
[2] Cfr.”Educazione,comunicazione,e nuovi media sfide pedagogiche e cyberspazio. Di A. Calvani libreria Utet 2001,pag.177nota 4
[3] In sanità cfr.”La spirale della progettazione educativa di Guilbert”.Testo Guida pedagogica per il personale sanitario ediz. Dal Sud 2002 4a ed. a cura di Palasciano e Lotti.
[4] In sanità il termine randomizzazione è applicato agli studi clinici controllati e randomizzati.cfr”Piccolo dizionario della qualità” di S Beccastrini-A.Gardini-S.Tonelli centro scientifico editore02001 alla voce Ricerca in Medicina pag.96 “Un terzo livello ècostituito dalle ricerche cliniche non randomizzate, i cui pazienti vengono assegnati a un gruppo o a un altro in base alle indicazioni cliniche ,ad es. la gravità della condizione,o di tipo sociale o anagrafico.
Un quarto livello sono gli studi randomizzati controllati non in ceco e in queste ricerche si assegnano i pazienti all’uno o all’altro trattamento in modo casuale, ma il medico e il paziente conoscono che cosa viene assunto e possono così influenzare l’interpretazione dei risultati. Il livello più elevato di attendibilità l’hanno le ricerche cliniche controllate, randomizzate in doppio cieco, in cui i casi da trattare e i controlli vengono scelti in base alle leggi del caso e in cui i trattamenti vengono somministrati senza che il medico né il paziente siano a conoscenza di ciò che effettivamente stanno utilizzando.Alla fine del trattamento una terza parte estranea al rapporto medico-paziente rende espliciti i trattamenti e ne valuta i risultati ,ed èpossibile così fare una valutazione di efficacia senza l’influenza dei soggetti trattati né dei medici curanti.(cfr “trial clinici” di Bobbio e coll. Centro scientifico editore, 1996.)
[5] Cfr.”elementi di didattica”di A. Calvani Editore Carocci 2001 pag.188
[6] In medicina il “caso clinico” è la ricerca fatta sul paziente o sulla malattia allo scopo di far diagnosi e cura.