che cosa si intende per studio del caso?

Lo studio del caso si identifica con tutte quelle situazioni in cui uno psicologo, da solo, oppure in équipe, valuta la situazione di un soggetto e decide l’intervento da mettere in atto.

Quando lo psicologo interviene da solo, dovrebbe avere una formazione quantomai ampia, e dovrebbe essere in grado almeno di condurre una psicoterapia d’appoggio o un intervento preparatorio ad una psicoterapia vera e propria. Gli strumenti di cui si avvale sono: la raccolta anamnestica, il colloquio, i reattivi psicologici e le terapie psicologiche.

Quando lo psicologo clinico interviene in una équipe, è possibile anche ce la sua formazione sia estremamente specializzata. Ogni figura professionale, in tal caso, manterrà la sua specificità di azione e si creerà il proprio punto di vista sul paziente, che dovrà poi essere integrata con quella che i colleghi, a loro volta, si sono formati. Una équipe può essere costituita, oltre che dallo psicologo clinico, anche da uno psichiatra e/o da altri medici generici o specializzati, a seconda  delle necessità del caso in questione. In questo caso si parlerà di approccio integrato al caso.

(Anna Fata)

Bibliografia:

Lis A Psicologia Clinica, Giunti, 1993

Ravasini C. Il colloquio in psicologia clinica, 1980


che cosa si intende per caso – clinico?  

Il termine ‘clinico’ deriva dal greco e significa ‘letto’, in quanto, nell’antichità, il curante era solito sedersi a fianco del letto del paziente per ascoltarlo. Compiti fondamentali del clinico, quindi, sono l’ascolto, la comprensione e l’aiuto. L’insieme di segni e sintomi specifici di un determinato individuo definiscono un caso clinico, in base ad un modello interpretativo di lettura ed interpretazione di essi.

(Anna Fata)

Bibliografia:

Lis A Psicologia Clinica, Giunti, 1993


Caso clinico 1: Consultazione asincrona via Internet (e-mail)

M., 27 anni, minore di due fratelli, è iscritto all’università, ma cono scarsissimi profitti, ancor peggio di quelli ottenuti nel corso della scuola superiore, sembra per il suo profondo disinteresse per quanto studiato.

Sa dimostrare la sua spiccata intelligenza, ma non tollera le frustrazioni, né le imposizioni.

Trascorre la maggior parte delle sue giornate isolato nella sua camera da letto, senza cambiarsi gli abiti, radersi il viso, rispondere al telefono e alimentarsi correttamente. Il ritmo sonno veglia tende ad essere invertito. La sua unica attività, nonché forma di rapporti sociali, è rappresentata dalle comunicazioni via chat.

Sembra che abbia risentito molto negativamente della morte del padre con cui aveva un rapporto piuttosto conflittuale.

Caso clinico 2: Consultazione asincrona via Internet (e-mail)

G., 15 anni, viene presentato su segnalazione del padre, dopo la compilazione di un test, attualmente privo di una comprovata attendibilità scientifica, volto alla misurazione della Internet Dipendenza, che ha fornito dei risultati piuttosto preoccupanti.

Il genitore riferisce un rapporto piuttosto conflittuale con il figlio e la quale totale assenza di dialogo. Tale conflittualità si presenta anche nei confronti della madre.

Il rendimento scolastico è nei limiti della sufficienza, anche se gli insegnanti lamentano una difficoltà di attenzione da parte sua nel corso delle lezioni.

Quasi assenti le attività extrascolastiche e le amicizie. Si segnalano, però, le numerose relazioni amicale instaurate tramite le chat, in cui trascorre 3-4 ore al giorno. Particolarmente intense e coinvolgenti sono le ore trascorse nella fruizione dei videogiochi. Vani i tentativi, effettuati tramite imposizione, da parte dei genitori, di ridurre la durata di tali attività.

Caso clinico 3: Consultazione asincrona via Internet (e-mail)

D., 42 anni, sposato, senza figli, ottima posizione professionale sua personale, così come della moglie.

Lamenta una difficoltà di gestione delle risorse economiche da parte della moglie che, non soddisfatta di quanto può acquistare con le sue risorse personali, effettua cospicui prelievi dal conto del marito, al punto da averlo notevolmente depauperato.  Qualsiasi forma di dialogo su questo aspetto, così come su numerosi altri, viene interrotta sul nascere da D. stesso, perché, nel momento in cui questo assume i tratti di un contrasto aperto, preferisce evitare di proseguire.

Il lavoro di D., di cui si dichiara pienamente appagato, gli impone numerose e continue trasferte sul territorio nazionale, al punto che, spesso, trascorre a casa solo i week-end.

D. sembra non avere la benché minima consapevolezza delle motivazioni che spingono la moglie a comportarsi in tal modo: egli è convinto che lei non pensi di avere un ‘problema’. Si è deciso a chiedere aiuto, in quanto ritiene che almeno lui può cercare di risolvere la parte di difficoltà di cui, a sua volta, è stato investito, anche se non appare minimamente consapevole delle motivazioni che stanno alla base.

Caso clinico 4: Consultazione sincrona via Internet (chat)

La signora B., 33 anni, sostiene di avere ‘forti problemi caratteriali’, si sente sempre inadeguata, ritiene di non essere in grado di fare le cose la meglio, in particolare di non soddisfare le aspettative del marito, che vorrebbe una moglie attenta, ordinata e precisa. Si riscontra una profonda distimia ed un marcato senso di cola.

Le liti con il marito sono frequenti e violente, in particolare a livello verbale, a volte accompagnate dal lancio di oggetti. Lui vorrebbe chiedere la separazione, ma lei è sempre riuscita, alla fine, ad evitarla. La situazione di vita attuale, pur essendo economicamente più agiata, non sembra soddisfarla pienamente, in quanto routinaria, poco stimolante e priva di un reale scopo. Eppure, si denota una spiccata incapacità di separarsi da quanto non gradito e di intraprendere nuove strade.

Si riportano, inoltre, una storia ripetuta di abuso sessuale da parte del padre, una condizione di forte deprivazione economica, oltre che affettiva, nel corso di tutta l’infanzia e la preadolescenza, una tendenza, apparentemente limitata al periodo adolescenziale, di abuso di sostanze stupefacenti. La difficoltà e la paura di restare sola sono piuttosto marcati.

(Anna Fata)