Comunicazione
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A proposito di FORMAZIONE
Cara
Paola, ho provato a recuperare nella mia memoria e nei miei appunti e documenti
qualche considerazione sul primo tema, quello della formazione in aula.
Prima di svolgere considerazioni
sulle caratteristiche della formazione in aula, integrabili con quanto ha già
detto Giuseppe, Ti propongo qualche richiamo alla definizione di formazione per
chiosare su due problematiche molto importanti: la definizione degli suoi
obiettivi e le modalità di valutazione-certificazione dei risultati.
Formazione
è acquisizione culturale intesa in senso ampio (sapere, saper fare, saper
essere).
A
cosa serve la formazione?
A
questa domanda non si può rispondere in modo univoco visto che la formazione ha
scopi variabili in quanto collegati, influenzati, connessi ai cambiamenti
culturali ed operativi che interessano gli ambiti entro cui si opera.
La
formazione, dunque deve "contestualizzarsi", fare riferimento ad un
ambito, darsi degli obiettivi, essere basata su tecniche didattiche, su
supporti informativi e su una logistica adeguate.
Un
passaggio fondamentale nel progetto
formativo è costituito dalla definizione degli obiettivi.
M.
Castagna, in Progettare la formazione, Ed. AIF-FrancoAngeli, presenta un
percorso che mi sembra ancora proponibile, che distingue due livelli di
obiettivi collegati tra loro dal lavoro di interpretazione e traduzione che il
formatore fa delle esigenze organizzative del committente traducendole in
fabbisogno formativo.
Il
primo livello di definizione e quello dei cosiddetti obiettivi iniziali che
il committente indica al formatore e possono riguardare:
n
L'intero sistema organizzativo di riferimento (o parti di
esso)
Ø Obiettivi di
risultato (maggiori vendite,
migliore qualità, minori incidenti, …)
Ø Obiettivi di
funzionamento (clima interno,
scambio di informazioni, …)
n
Un certo ruolo professionale
Ø Obiettivi di
risultato (n° di visite fatte,
n° di pezzi prodotti, n° controlli effettuati, …)
Ø Obiettivi di
comportamento (migliorare lo stile
di leadership, la relazione con il cliente, …)
Ø Obiettivi di
atteggiamento (identificazione con
gli obiettivi aziendali, disponibilità alla delega, disponibilità al lavoro di
gruppo, …)
n
Obiettivi di comunicazione (politiche di relazioni industriali, importanza della
qualità, della gestione del personale, della variabile finanziaria, …). La
formazione è un "segnale" che l'organizzazione emette e provoca
domande del "perché",
"perchè ora", perché noi.
Un
secondo livello di definizione è quello dei cosiddetti obiettivi finali o definitivi.
Sono
il risultato del processo di interpretazione-traduzione che partendo dagli
obiettivi iniziali (scopi dell'intervento), attraverso la valutazione della
raggiungibilità degli stessi e la loro puntualizzazione conduce agli obiettivi
didattico-formativi specifici.
Gli
Obiettivi finali ed iniziali differiscono per 4 ragioni:
n
Il momento
in cui vengono fissati
n
Il soggetto che
li definisce (quelli iniziali sono una opinione del committente, quelli finali
sono il risultato del lavoro del formatore e della sua capacità
diagnostico-interpretativa)
n
Il livello di analiticità
n
Il rango (quelli
iniziali riguardano traguardi aziendali, cui concorrono più leve gestionali;
quelli didattici rappresentano il contributo della che può offrire la
formazione ).
La definizione degli obiettivi
didattici, possibilmente in
termini oggettivi e misurabili, è indispensabili per avviare il progetto di un
intervento formativo e definire un opportuno sistema di valutazione dei
risultati.
Essi
devono essere definiti in termini di :
n
Conoscenze
di:
n
Fatti specifici, procedure
e concetti
n
Principi generali
di comportamento (fattori di successo di un buon capo, tecniche di
comunicazione, …)
n
Capacità
n
Operative e manuali
n
Intellettuali e di problem solving ( risolvere problemi di calcolo e/o definire una strategia
di comportamento)
n
Comportamenti interpersonali
n
Prescrivibili (stile
di comunicazione e di comportamento in determinate situazioni, come una
telefonata fatta per vendere un prodotto)
n
Euristici (comportamenti
organizzativi che richiedono adattamenti personali: modalità di conduzione di
una riunione, tecniche di vendita, …)
Un'altra
problematica cruciale da considerare per valorizzare la formazione e l'economia
che ci gira intorno è quella relativa alla sua valutazione e certificazione.
,L'ambito di valutazione riguarda i
criteri che si assumono in itinere ed al termine del percorso per valutare il
processo ed il prodotto.Tali criteri devono riguardare almeno due aspetti:
controllo di funzionalità del sistema didattico, la gestione relazionale
interna (clima, rapporti) (Calvani, Elementi di Didattica, Crocci).
Come
segnalato dallo stesso autore esiste la necessità di precisare, a noi stessi
per primi, il significato da assegnare al termine (ampio) di valutazione che
può essere intesa come:
n
misurazione (attraverso
criteri oggettivi ed una scala di misura formalizzata, es. test )
n
stima (attraverso
criteri approssimati del tipo +/-, es. nessuna, scarsa, buona, ottima)
n
interpretazione
(dove manca il criterio predefinito, che si forma in itinere).
L'aspetto
della valutazione, spesso trascurato nella fase di progettazione, va assumendo
un rilievo crescente nell'ambito dell'attività formativa, poichè rappresenta,
per i terzi, una forma di garanzia della qualità del risultato e del modo in
cui è stato conseguito.
Infatti,
sempre più spesso, le metodologie di progettazione enfatizzano l'aspetto della valutazione con riferimento
ai seguenti aspetti:
n
profitto
(apprendimento dell'allievo)
n
processo
(monitoraggio, esplicitazione dell'andamento per suggerire decisioni di
gestione del percorso )
n
progetto
(significatività e realizzabilità)
n
sistema (valuta
l'efficacia/efficienza, "in che misura" si è realizzato il progetto:
finalità, uso di risorse, coerenza risultati/obiettivi, correttivi, trasferibilità)
Per
quello che ho potuto verificare nella mia esperienza, l'attenzione alla
valutazione e alla qualità dei sistemi di valutazione è cresciuta
proporzionalmente con l'impegno dello Stato e della UE nel mettere a
disposizione finanziamenti per la formazione.
Da
iniziale strumento di garanzia sul controllo del progetto, il sistema di
valutazione e monitoraggio è sempre più un elemento qualificante e distintivo
dei progetti, che può rinpinguare in modo decisivo il punteggio assegnato (va
detto che questa attenzione è prevalentemente preventiva ed enunciata visto che nella sostanza sono rari i casi di
verifica didattica dei progetti finanziati).
Pertanto, la corsa al finanziamento, nel bene e nel
male, ha comunque fatto fare a tutti uno sforzo creativo, di approfondimento e
di studio, sui sistemi di valutazione, per migliorarne la qualità e, quindi, la
spendibilità in termini caratteristica progettuale.
Anche
nell'ambito scolastico, con l'accesso alle provvidenze dei fondi PON (Piano
Operativo Nazionale) o CIPE (per le aree depresse Ob.1 e 2), ed ancor più con i
POR (Piani Operativi Regionali) e le Iniziative Ministeriali e Comunitarie
(Socrates, Leonardo, …), i Docenti, la cui professionalità dovrebbe
"comprendere" la capacità di valutare, hanno dovuto fare i conti con
la inadeguatezza dei propri strumenti di valutazione.
Tale
condizione rende, complessivamente, debole la capacità delle Scuola di accedere
alle provvidenze del FSE o di altra natura, e nel regime dell'autonomia e della
competizione tra sistemi pubblico-privato, questo potrebbe divenire un problema
di non trascurabile rilievo.
Infine,
sul tema generale della formazione, vale la pena di richiamare l'attenzione sull'aspetto della certificazione.
Punto
di partenza in queste considerazioni è l'autentica rivoluzione strutturale che
ha riguardato la scenario economico (tranquilli, non racconterò tutta la
storia) e ciò che ne è conseguito in termini di capacità di apprendere a livello individuale ed organizzativo,
sempre più considerato come autentico fattore critico di sviluppo
socio-economico.
Da
questi eventi ha preso piede anche la rivoluzione che ha interessato il mondo
della formazione e dell'istruzione
(anche se il processo non ha riguardato tutti e si è sviluppato con diversa sensibilità
sul territorio nazionale).
Su
questo tema, un importante punto di partenza è il documento Delors "Insegnare
ed apprendere: verso la società cognitiva" del 1994 che detta le
priorità d'intervento nell'ambito della istruzione-formazione per "adeguare"
l'offerta formativa al contesto socio-economico che si andava delineando
(dinamica dello scenario, globalizzazione, sviluppo della società
dell'informazione, sviluppo della UE, …).
Per
rispondere in modo adeguato alla domanda di adattabilità, emerge come cruciale
il tema della formazione lungo tutto
l'arco della vita e, quindi, del potenziale sviluppo di una enorme domanda
di formazione (cioè di un grande business).
La
domande sorsero spontanee:
1.
come garantire
l'utente sulla qualità del servizio di formazione acquisito e sulla sua
spendibilità
2.
come garantire
l'impresa rispetto alla credibilità dei titoli presentati dai lavoratori
3.
come assicurare
trasparenza al mercato della formazione.
Si
rendeva necessario, quindi, uno sforzo comune, tra le componenti
scuola-formazione professionale-lavoro,
per la definizione e l'adozione di un sistema di riconoscimento e
certificazione delle competenze degli individui capace di rispondere ai quesiti
precedenti.
Gli
sforzi fatti sono stati importanti. Si pensi all'accordo per il lavoro firmato
tra Governo e Parti Sociali nel 1996,
in cui si riconosce la necessità di introdurre un sistema di
certificazione dei percorsi formativi e delle competenze acquisite basandolo su
concetti come "trasparenza delle
qualifiche", crediti formativi", "personalizzazione dei
percorsi", "riconoscimento delle competenze".
Che
si volesse intervenire sul serio lo testimonia il fatto che subito dopo arriva
il famoso del pacchetto TREU, D.L. 196, con l'introduzione di una serie di
misure a sostegno dell'occupazione e, quindi, della formazione professionale.
Un'altra
importante risposta è costituita dalle diverse sperimentazioni che vengono
avviate in diverse regioni e nell'ambito di diversi progetti europei (Adapt,
Leonardo, Occupazione).
Si
arriva così all'idea di un sistema nazionale di standard formativi, capace di
garantire rispetto ai quesiti precedenti.
Questa
idea si traduce in un progetto commissionato (da Ministero del Lavoro e UE) e
realizzato da ISFOL che risponde all'esigenza di definire standard minimi, validi su tutto il territorio nazionale, e
quindi certificabili, relativi alle competenze, ai contenuti ed alla
articolazione della formazione professionale.
Il risultato del
progetto è costituito dal Sistema delle
Unità Capitalizzabili e dei crediti formativi (pubblicato da FrancoAngeli -
Strumenti Isfol) così caratterizzato:
STRUTTURATO IN |
Unità di
competenza: n
capitalizzabili n
certificabili n
aggregabili
in funzione di percorsi di qualifica |
CENTRATO SU |
Competenze n
di base n
tecnico-professionali n
trasversali |
RIFERITO A |
n
Requisiti di
base per l'occupabilità n
Aree di
attività e processi organizzativi n
Comportamento
nel contesto del lavoro |
CARATTERIZZATO DA |
n
Flessibilità n
Personalizzazione |
Per
concludere questo passaggio (la cui dimensione è andata oltre le previsioni, ma
spero che Vi torni utile) Vi propongo
la rappresentazione del processo di costruzione delle UNITA' CAPITALIZZABILI
Rimandando
a Vs specifiche domande l'approfondimento del tema (ci sarebbe parecchio altro
da dire), ritengo che queste riflessioni possano aiutare a consolidare la
consapevolezza delle problematiche esistenti nella progettazione della
formazione (peraltro riportate nei testi in dotazione).
In
particolare la metodologia ISFOL può aiutare parecchio a lavorare con qualità
(lo studio e la definizione dei repertori di professionalità è proseguita, in
modo autonomo, da parte delle singole regioni come Toscana, Emilia-Romagna,
Liguria, Lombardia, che hanno prodotto ottimo materiale).
Processo di costruzione
delle UNITA' FORMATIVE CAPITALIZZABILI
Attivita' Di ANALISI PRELIMINARE |
ATTIVITA' | Analisi dei requisiti di base per l'occupabilità | Analisi del Settore o comparto e delle funzioni processi | Analisi del comportamento del soggetto nel contesto di lavoro |
OUTPUT DI 1° LIVELLO | Mappa delle Competenze di base | Mappa delle aree di attività e delle competenze tecnico-profess. | Mappa delle Competenze trasversali | |
Attivita' di progettazione delle UNITA' FORMATIVE CAPITALIZZABILI | OUTPUT DI 2° LIVELLO | Repertorio delle competenze di base In funzione della progettazione e certificazione | Repertorio delle competenze tecnico-profess. In funzione della progettazione e certificazione | Repertorio delle Competenze trasversali In funzione della progettazione e certificazione |
OUTPUT DI 3° LIVELLO | UNITA' CAPITALIZZABILI DI BASE | UNITA' CAPITALIZZABILI TECNICO PROFESSSIONALI | UNITA' CAPITALIZZABILI TRASVERSALI | |
ATTIVITA'
DI COSTRUZIONE DEL SISTEMA |
OUTPUT DI 4° LIVELLO | Costruzione
di Cluster di UFC in funzione di percorsi di qualifica professionale (specifici profili / figure prof.) |
Percorsi
Modulari flessibili Corsi brevi Crediti formativi |