Durante
la mia riflessione su quali possono essere gli aspetti critici del caso
didattico nella formazione residenziale ho sentito il bisogno di rivedere il
maniera organica le basi teoriche del problema. Mi è sembrato che potesse essere utile far precedere le mie riflessioni
da una breve sintesi di quanto ho letto in modo da rendervi partecipi del
processo di analisi che ho svolto. So che non scritto delle novità ma mi sembra
importante condividere con voi il mio percorso.
Ho
cercato di riassumere in poche righe gli elementi essenziali sul caso didattico
in aula, per poter poi passare ad analizzare i passaggi critici di questa
tecnica nel suo utilizzo. Mi pare che i problemi che emergono siano in gran
parte trasferibili anche all’utilizzo in FAD con un ulteriore complicazione in
quest’ultimo caso della difficoltà che possono essere poste dal mezzo
tecnologico.
La
tecnica didattica non presenta a mio parere errori in quanto tale, anzi la sua
efficacia se ben progettata ed utilizzata è notevole. Tutti i punti critici che
io ho identificato sulla base di quello che ho letto, ma soprattutto di quello
che ho vissuto nei miei anni di formazione in aula, dipendono da errori nella
scelta del mezzo didattico (inadeguato agli obiettivi che si vogliono
raggiungere, al tipo di discenti…), nella sua preparazione (errori nella
definizione degli indicatori, nella redazione della storia e delle piste di
dibattito, …), nello svolgimento in aula (tempi assegnati, discussione e
restituzione dei dati…).
Ho
diviso i punti critici a seconda che essi riguardino i discenti, la tecnica
didattica, il docente.
Mi
rendo conto di non aver identificato tutti i punti critici e lascio a voi il
compito di completarli.
Ho
volutamente tralasciato tutte le considerazioni sull’uso dei casi didattici ai
fini certificativi, ma non è un problema che si possa trascurare. Comincerò ad
analizzare anche questo problema in attesa dei vostri contributi.
Se
la coordinatrice ritiene che sia utile farei circolare fra di voi alcuni esempi
di miei casi didattici (clinici o di analisi di problemi operativi) già
utilizzati in aula per fare un veloce lavoro di critica in comune.
Aspetto
vostri commenti.
Lo
studio dei casi didattici è una metodologia che si utilizza per far acquisire
ai discenti abilità nell’affrontare e risolvere in maniera logica fenomeni,
fatti e situazioni complesse.
E’
utile per la soluzione di problemi e si basa su molteplici contenuti cognitivi
ed operativi.
Il
discente deve possedere un bagaglio di nozioni ed esperienze sufficiente per
affrontare i problemi da risolvere con il caso.
La
tecnica del caso didattico è molto stimolante per l’apprendimento attivo e si
presta allo stimolo ed alla soluzione sia di problemi di tipo clinico che di
tipo operativo.
E’
molto usata in campo formativo sia in ambito sanitario sia manageriale (banche,
marketing, economia in genere).
In
medicina può essere usato per analizzare e risolvere problemi clinici complessi
(caso con paziente reale o caso carta e penna) o per risolvere problemi
organizzativi complessi (percorsi assistenziali, organizzazione di servizi).
E’
molto utile nel lavoro a piccoli gruppi perché il confronto e l’interazione tra
i diversi componenti del gruppo facilita l’acquisizione da parte dei discenti
delle abilità necessarie a risolvere
problemi complessi.
Le
esercitazioni su casi costruiti o reali costituiscono un mezzo di apprendimento
e di valutazione di problemi professionali.
Il
valore formativo di questa tecnica didattica sta nel fatto che porta
all’apprendimento di criteri e sistemi di procedimento pratico, che sono tanto
più utili ai fini professionali quanto più derivano dall’abilità a risolvere
molteplici ed estemporanei problemi operativi vicini a quelli che il discente
si trova a dover affrontare nella sua professione.
La
tecnica del caso didattico puo’ essere usata solo se i discenti sono già in
possesso degli elementi cognitivi necessari per risolvere il caso ed i casi
devono essere aderenti alla loro realtà professionale.
Grazie
a questo mezzo didattico essi sviluppano la capacità di analizzare ed interpretare
i dati, di fare sintesi di concetti e conoscenze, di mettere in atto scelte
operative.
Fasi
del caso didattico:
Problem
setting
: percezione-impostazione
Problem
processing:
analisi dati, sviluppo logico, sintesi mirata.
Problem
solving:
decisione, interventi
Problem
assessing:
valutazione del lavoro
Progetto:
Individuare
gli Obiettivi didattici del caso:
Quale
problema si vuole far acquisire ai discenti? Nozioni, abilità, comportamenti,
modelli cognitivi.
Individuare
gli indicatori-vettori dell’apprendimento:
Quali
indicatori inserire nel caso per ciascun elemento da far apprendere?
Scrivere
la situazione da analizzare:
Redigere
la descrizione della situazione che contenga una aggrazione logica degli
indicatori
Individuare
le piste di dibattito:
Individuare
i quesiti a cui i discenti devono dare risposta (cosa avreste fatto? cosa
avreste chiesto, come si spiega questo fenomeno? Come interpretare questo
dato?, quali soluzioni proponete, in che graduatoria di priorità?…)
Preparare
le risposte alle piste di dibattito:
da
utilizzare in aula in fase di restituzione e di risposta al lavoro del singolo
e/o del gruppo (in ordine di priorità se il caso prevede soluzioni multiple)
Nella
fase di progettazione vanno individuati inanzitutto gli obiettivi didattici che
si vogliono raggiungere (i principali ed i sottoobiettivi) e definiti gli
indicatori che servono per ciascun elemento da apprendere, si predispone poi la
storia, scegliendone una reale o inventandola ad hoc, e si tracciano le piste
di dibattito. Si può scegliere di costruire un caso in unica fase o “a tappe”
q I discenti non
possiedono i prerequisiti cognitivi richiesti per l’analisi e la soluzione del
caso. (nel caso della FAD quelli tecnoligici hanno importanza analoga)
q Se lo si usa in gruppo:
§ I gruppi sono troppo
disomogenei per livello di conoscenze e capacità di analisi.
§ I gruppi sono troppo
numerosi o troppo ristretti. Nel primo caso il rischio è di confusione ed
eccesso di dibattito, nel secondo di carenza e noia. In entrambi si arriva con
difficoltà al completamento del lavoro.
§ Non è stato scelto un
referente di gruppo che sappia moderare, raccogliere e sintetizzare i risultati
del lavoro.
§ Non esiste un adeguato
supporto di tutoring-facilitazione.
q Il caso è troppo lontano
dalla realtà professionale dei discenti.
q Non sono stati definiti
con precisione gli obiettivi didattici, gli indicatori (persone, situazioni,
rapporti causa-effetto), le piste di dibattito
q La storia non contiene
tutti gli elementi che permettono di arrivare alla soluzione del caso o ne
contiene troppi tanto da risultarne un intreccio di difficile interpretazione.
q Il caso è troppo
semplice (cosi’ banale come soluzione da non stimolare né la discussione né
l’apprendimento)
q Il caso è troppo
complesso e/o raro tanto da risultare di così difficile soluzione e scoraggiare
i discenti nel loro percorso di conoscenza, o così lontano dalla quotidianità
da non potercisi immedesimare. E’ difficile individuare degli schemi
interpretativi
q Non c’è corrispondenza
tra le piste di dibattito e quanto si può ricavare dalla storia (domande a cui
è impossibile rispondere in assenza di certi indicatori-vettori)
q Errori nella definizione
dei prerequisiti di conoscenza dei discenti e/o mancato invio di materiale
utile al raggiungimento degli stessi prima di fargli affrontare la discussione
del caso.
q Errori nella scelta del
mezzo didattico (se si devono far apprendere nozioni è meglio un questionario,
se si vuole far costruire una lista di manovre già definite, es. intervento di
rianimazione cardiopolmonare in cui non c’è niente da discutere od analizzare
ma solo da eseguire ed in fretta è meglio adottare la tecnica della costruzione
di una chek list, …)
q Errori nella
progettazione del caso didattico in tutti i suoi elementi (obiettivi,
indicatori, storia, piste di dibattito, risposte). Qualche formatore usa il
caso come una “caccia al tesoro”. Non ci devono essere elementi trabocchetto
(troppo specialistici, difficili da interpretare, i vettori devono essere
identificabili se il docente è in possesso dei prerequisiti)
q Errore nel tempo
assegnato per lo svolgimento del caso
q Uno degli errori più
comuni è quello di presentarsi in aula senza aver analizzato e predisposto un
report scritto su tutte le possibili soluzioni alle piste di dibattito, nella
fase di restituzione delle risposte ai lavori di gruppo questo può far fallire
tutto il potenziale formativo di un caso anche ben costruito.