Contributo sul caso didattico predisposto da Vitalia Murgia -

 

 

Premessa

Durante la mia riflessione su quali possono essere gli aspetti critici del caso didattico nella formazione residenziale ho sentito il bisogno di rivedere il maniera organica le basi teoriche del problema. Mi è  sembrato che potesse essere utile far precedere le mie riflessioni da una breve sintesi di quanto ho letto in modo da rendervi partecipi del processo di analisi che ho svolto. So che non scritto delle novità ma mi sembra importante condividere con voi il mio percorso.

Ho cercato di riassumere in poche righe gli elementi essenziali sul caso didattico in aula, per poter poi passare ad analizzare i passaggi critici di questa tecnica nel suo utilizzo. Mi pare che i problemi che emergono siano in gran parte trasferibili anche all’utilizzo in FAD con un ulteriore complicazione in quest’ultimo caso della difficoltà che possono essere poste dal mezzo tecnologico.

 

La tecnica didattica non presenta a mio parere errori in quanto tale, anzi la sua efficacia se ben progettata ed utilizzata è notevole. Tutti i punti critici che io ho identificato sulla base di quello che ho letto, ma soprattutto di quello che ho vissuto nei miei anni di formazione in aula, dipendono da errori nella scelta del mezzo didattico (inadeguato agli obiettivi che si vogliono raggiungere, al tipo di discenti…), nella sua preparazione (errori nella definizione degli indicatori, nella redazione della storia e delle piste di dibattito, …), nello svolgimento in aula (tempi assegnati, discussione e restituzione dei dati…).

 

Ho diviso i punti critici a seconda che essi riguardino i discenti, la tecnica didattica, il docente.

Mi rendo conto di non aver identificato tutti i punti critici e lascio a voi il compito di completarli.

Ho volutamente tralasciato tutte le considerazioni sull’uso dei casi didattici ai fini certificativi, ma non è un problema che si possa trascurare. Comincerò ad analizzare anche questo problema in attesa dei vostri contributi.

 

Se la coordinatrice ritiene che sia utile farei circolare fra di voi alcuni esempi di miei casi didattici (clinici o di analisi di problemi operativi) già utilizzati in aula per fare un veloce lavoro di critica in comune.

 

Aspetto vostri commenti.

 

CASO DIDATTICO:

 

Lo studio dei casi didattici è una metodologia che si utilizza per far acquisire ai discenti abilità nell’affrontare e risolvere in maniera logica fenomeni, fatti e situazioni complesse.

E’ utile per la soluzione di problemi e si basa su molteplici contenuti cognitivi ed operativi.

Il discente deve possedere un bagaglio di nozioni ed esperienze sufficiente per affrontare i problemi da risolvere con il caso.

La tecnica del caso didattico è molto stimolante per l’apprendimento attivo e si presta allo stimolo ed alla soluzione sia di problemi di tipo clinico che di tipo operativo.

E’ molto usata in campo formativo sia in ambito sanitario sia manageriale (banche, marketing, economia in genere).

In medicina può essere usato per analizzare e risolvere problemi clinici complessi (caso con paziente reale o caso carta e penna) o per risolvere problemi organizzativi complessi (percorsi assistenziali, organizzazione di servizi).

E’ molto utile nel lavoro a piccoli gruppi perché il confronto e l’interazione tra i diversi componenti del gruppo facilita l’acquisizione da parte dei discenti delle abilità necessarie  a risolvere problemi complessi.

Le esercitazioni su casi costruiti o reali costituiscono un mezzo di apprendimento e di valutazione di problemi professionali.

Il valore formativo di questa tecnica didattica sta nel fatto che porta all’apprendimento di criteri e sistemi di procedimento pratico, che sono tanto più utili ai fini professionali quanto più derivano dall’abilità a risolvere molteplici ed estemporanei problemi operativi vicini a quelli che il discente si trova a dover affrontare nella sua professione.

La tecnica del caso didattico puo’ essere usata solo se i discenti sono già in possesso degli elementi cognitivi necessari per risolvere il caso ed i casi devono essere aderenti alla loro realtà professionale.

Grazie a questo mezzo didattico essi sviluppano la capacità di analizzare ed interpretare i dati, di fare sintesi di concetti e conoscenze, di mettere in atto scelte operative.

 

Fasi del caso didattico:

 

Problem setting : percezione-impostazione

Problem processing: analisi dati, sviluppo logico, sintesi mirata.

Problem solving: decisione, interventi

Problem assessing: valutazione del lavoro

 

Progetto:

Individuare gli Obiettivi didattici del caso:

Quale problema si vuole far acquisire ai discenti? Nozioni, abilità, comportamenti, modelli cognitivi.

Individuare gli indicatori-vettori dell’apprendimento:

Quali indicatori inserire nel caso per ciascun elemento da far apprendere?

Scrivere la situazione da analizzare:

Redigere la descrizione della situazione che contenga una aggrazione logica degli indicatori

Individuare le piste di dibattito:

Individuare i quesiti a cui i discenti devono dare risposta (cosa avreste fatto? cosa avreste chiesto, come si spiega questo fenomeno? Come interpretare questo dato?, quali soluzioni proponete, in che graduatoria di priorità?…)

Preparare le risposte alle piste di dibattito:

da utilizzare in aula in fase di restituzione e di risposta al lavoro del singolo e/o del gruppo (in ordine di priorità se il caso prevede soluzioni multiple)

 

Nella fase di progettazione vanno individuati inanzitutto gli obiettivi didattici che si vogliono raggiungere (i principali ed i sottoobiettivi) e definiti gli indicatori che servono per ciascun elemento da apprendere, si predispone poi la storia, scegliendone una reale o inventandola ad hoc, e si tracciano le piste di dibattito. Si può scegliere di costruire un caso in unica fase o “a tappe”

 

Punti critici

 

I discenti

 

q      I discenti non possiedono i prerequisiti cognitivi richiesti per l’analisi e la soluzione del caso. (nel caso della FAD quelli tecnoligici hanno importanza analoga)

q      Se lo si usa in gruppo:

 

§       I gruppi sono troppo disomogenei per livello di conoscenze e capacità di analisi.

§       I gruppi sono troppo numerosi o troppo ristretti. Nel primo caso il rischio è di confusione ed eccesso di dibattito, nel secondo di carenza e noia. In entrambi si arriva con difficoltà al completamento del lavoro.

§       Non è stato scelto un referente di gruppo che sappia moderare, raccogliere e sintetizzare i risultati del lavoro.

§       Non esiste un adeguato supporto di tutoring-facilitazione.

 

Il caso

 

q      Il caso è troppo lontano dalla realtà professionale dei discenti.

q      Non sono stati definiti con precisione gli obiettivi didattici, gli indicatori (persone, situazioni, rapporti causa-effetto), le piste di dibattito

q      La storia non contiene tutti gli elementi che permettono di arrivare alla soluzione del caso o ne contiene troppi tanto da risultarne un intreccio di difficile interpretazione.

q      Il caso è troppo semplice (cosi’ banale come soluzione da non stimolare né la discussione né l’apprendimento)

q      Il caso è troppo complesso e/o raro tanto da risultare di così difficile soluzione e scoraggiare i discenti nel loro percorso di conoscenza, o così lontano dalla quotidianità da non potercisi immedesimare. E’ difficile individuare degli schemi interpretativi

q      Non c’è corrispondenza tra le piste di dibattito e quanto si può ricavare dalla storia (domande a cui è impossibile rispondere in assenza di certi indicatori-vettori)

 

 

Il docente-tutor-facilitatore:

 

q      Errori nella definizione dei prerequisiti di conoscenza dei discenti e/o mancato invio di materiale utile al raggiungimento degli stessi prima di fargli affrontare la discussione del caso.

q      Errori nella scelta del mezzo didattico (se si devono far apprendere nozioni è meglio un questionario, se si vuole far costruire una lista di manovre già definite, es. intervento di rianimazione cardiopolmonare in cui non c’è niente da discutere od analizzare ma solo da eseguire ed in fretta è meglio adottare la tecnica della costruzione di una chek list, …)

q      Errori nella progettazione del caso didattico in tutti i suoi elementi (obiettivi, indicatori, storia, piste di dibattito, risposte). Qualche formatore usa il caso come una “caccia al tesoro”. Non ci devono essere elementi trabocchetto (troppo specialistici, difficili da interpretare, i vettori devono essere identificabili se il docente è in possesso dei prerequisiti)

q      Errore nel tempo assegnato per lo svolgimento del caso

q      Uno degli errori più comuni è quello di presentarsi in aula senza aver analizzato e predisposto un report scritto su tutte le possibili soluzioni alle piste di dibattito, nella fase di restituzione delle risposte ai lavori di gruppo questo può far fallire tutto il potenziale formativo di un caso anche ben costruito.